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Può un sonno disturbato farci ammalare di più e renderci più stressati?-Parte 2

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta della relazione tra sonno e sistema immunitario. Qui vedremo come il sonno influenza la probabilità di ammalarsi di raffreddore e polmonite, la risposta ai vaccini ed i livelli di infiammazione del nostro corpo.

Punti chiave

  • Una carenza o un disturbo del sonno determina una maggiore predisposizione ad infezioni come raffreddore e polmonite.
  • Determina inoltre una peggiore risposta anticorpale alle vaccinazioni.
  • Una carenza o un disturbo del sonno, determina lo stesso quadro ormonale di una condizione di stress cronico, con una conseguente infiammazione cronica di basso grado.
  • L’infiammazione di basso grado favorisce e cronicizza il disturbo del sonno.
  • Alti livelli di ferritina e PCR possono aiutarci ad identificare una infiammazione cronica di basso grado.
  • L’igiene del sonno e pratiche mente-corpo sono il fulcro del trattamento dei disturbi del sonno.

Introduzione

Continuiamo in questo articolo il discorso sulla relazione tra sonno e sistema immunitario, esplorando le conseguenza sulla nostra vulnerabilità alle infezioni, la risposta ai vaccini e l’infiammazione cronica del nostro corpo.

Se l’avete persa, recuperate la parte 1 prima di addentrarvi in questo nuovo capitolo!

Disturbi del sonno, sistema immunitario e infezioni

Ma quindi cosa accade al nostro sistema immunitario e alla nostra capacità di rispondere alle infezioni se soffro di insonnia o di un qualsivoglia disturbo del sonno?

Carenza di sonno e raffreddore

In un interessante studio venne preso un gruppo di 150 uomini e donne e monitorato con un apparecchio da polso per registrare le abitudini del sonno per una settimana.

Dopo questo periodo gli fu sparato nel naso una striscia di particelle virali del raffreddore. Ebbene sì 150 persone furono convinte a sniffarsi il virus del raffreddore. Chissà se le hanno pagate per farlo.

Successivamente furono messi in quarantena e monitorati per una settimana. In questo periodo venivano raccolti campioni di sangue saliva e…Muco.

I pazienti furono divisi in quattro gruppi in base a quante ore dormivano:

  • meno di 5 ore;
  • tra le 5 e le 6 ore;
  • tra le 6 e le 7 ore;
  • più di 7 ore.

Dei pazienti che dormivano più di 7 ore a notte, il 18 % sviluppò un raffreddore clinicamente manifesto. Di quelli che invece dormivano meno di 5 ore a notte, il 50% sviluppo la sindrome rinitica.

In pratica in questo studio chi dormiva meno di 5 ore a notte aveva una probabilità maggiorata di quasi tre volte di sviluppare un raffreddore se entrava a contatto col virus.

Carenza di sonno e risposta ai vaccini

Sono inoltre stati effettuati una serie di studi per poter valutare la risposta anticorpale ai vaccini in relazione ai disturbi del sonno.

Vennero presi 25 uomini che non avevano effettuato il vaccino antinfluenzale nei tre anni precedenti.

Furono fatti dormire 4 ore a notte per sei notti poi alla quarta notte fu somministrato il vaccino antinfluenzale.

Nelle 7 notti successive fu consentito loro di recuperare, ed arrivarono a dormire 12 ore a notte.

Venne confrontato il titolo anticorpale di questi soggetti con un gruppo controllo analogo per sesso, età, BMI ed etnia che aveva dormito normalmente.

Gli anticorpi furono misurati:

  • la mattina prima della vaccinazione;
  • a 10 giorni di distanza dalla vaccinazione. Nei pazienti che avevano dormito meno di 4 ore vi era una riduzione del 50 % del titolo anticorpale;
  • a 21- 30 giorni dalla vaccinazione. In questo caso non vi era una differenza significativa tra i due gruppi.

In un altro studio ad un gruppo di pazienti fu chiesto di tenere un diario del sonno per tre giorni. Al terzo giorno fu effettuato il vaccino antinfluenzale.

A distanza di un tempo compreso tra 1 e 4 mesi, il titolo anticorpale era peggiore in chi aveva dormito meno, soprattutto nelle due notti precedenti la vaccinazione.

La risposta anticorpale al vaccino per l’influenza è stata inoltre valutata in un gruppo di pazienti che avevano una diagnosi clinica di insonnia, rispetto ad un gruppo controllo.

Anche qui furono valutati i livelli di anticorpi contro l ‘influenza prima e quattro settimane dopo la somministrazione del vaccino antinfluenzale, riscontrando una minore produzione di anticorpi nei pazienti che soffrivano di insonnia.

Da questi dati deduco che se dormo male nei giorni a cavallo della vaccinazione, avrò una riduzione della risposta anticorpale al vaccino, quindi della mia possibilità di proteggermi dall’infezione.

Se questo disturbo del sonno è cronico, continuerò a portare questo titolo anticorpale azzoppato nei mesi successivi.

Dati analoghi sono stati riscontrati nella vaccinazione per l’ epatite B e A.

Disturbi del sonno e polmonite

Ma le prove non sono finite qui.

Un gruppo di 57000 infermiere furono seguite per 4 anni. Che fatica che deve essere stata seguire pedissequamente 57000 infermiere tra i 37 e i 57 anni! Chissà perché hanno scelto questo intervallo di età?

Ne hanno valutato il rischio di sviluppare una polmonite rispetto a chi dormiva 8 ore a notte:

  • le infermiere che dormivano meno di 5 ore a notte avevano un rischio aumentato del 39%;
  • le infermiere che dormivano più di 9 ore a notte avevano un rischio aumentato del 38%.

Questi risultati erano stati ottenuti eliminando eventuali fattori confondenti.

Disturbi del sonno acuti e alterazioni di citochine e cellule immunitarie

Vediamo gli effetti di un sonno disturbato sui livelli ematici delle cellule immunitarie e sulle citochine.

La deprivazione di sonno tra le 10 e le 3 di notte in uomini maschi sani di 43 anni ha determinato:

  • una riduzione del 50 % dei numeri di linfociti T Natural killer rispetto alla baseline;
  • una riduzione del 75 % della loro efficienza;
  • una riduzione dell’attività delle cellule LAK;
  • una ridotta produzione della IL-2, fondamentale per la presentazione dell’antigene.

Dopo una notte di recupero le cellule NK tornavano a livelli e funzionalità normali, i livelli citochinici no.

In pazienti sottoposti a deprivazione di sonno si avevano le seguenti alterazioni:

  • una ridotta proliferazione dei linfociti T-helper 1 e 2;
  • una perdita dell’ aumento circadiano dei linfociti Treg, i quali hanno normalmente un picco notturno alle due di notte;
  • una perdita dei picchi notturni di TNF-alfa e IL-6, che risultava invece aumentata di giorno;

Complessivamente quello che notiamo è che una deprivazione del sonno, soprattutto se interessa la prima parte della notte:

  • compromette l’immunità innata, in particolare dei linfociti T NK, che ci difende sia da agenti infettanti ma elimina anche le cellule tumorali;
  • inibisce la possibilità di attivare le cellule TH1 e di conseguenza gli elementi effettori dell’immunità adattativa (plasmacellule con i loro anticorpi e linfociti T-citotossici);
  • agisce anche negativamente sui regolatori della risposta immunitaria come i Treg. Unitamente alla alterata secrezione di melatonina, viene compromessa anche la modulazione della risposta infiammatoria.

Questa alterazione della risposta adattativa ci predispone ad avere infezioni ma non solo; la risposta immunitaria è responsabile anche della eliminazione delle cellule cancerogene e ormai i disturbi del sonno o anche il lavoro su turni, sono fortemente associati ad un aumento del rischio di sviluppare tumori.

Disturbi cronici del sonno, stress e infiammazione di basso grado

Ma la storia per quanto drammatica non finisce qui: cosa accade se dormo troppo poco, o ho un sonno disturbato cronicamente?

Da ua metanalisi di 50000 soggetti adulti che riferivano insonnia o ridotta qualità del sonno, unitamente a rilevazioni di altri studi su soggetti analoghi, si rilevava:

  • una maggiore attivazione del TLR (Toll-like receptor);
  • una aumentata attivazione della via dell’NF-kB;
  • un aumento della PCR;
  • un aumento della IL-6;
  • un aumento del TNF-alfa.

Questo avveniva in chi:

  • aveva una carenza cronica di sonno,
  • in chi riferisce un sonno disturbato perché soffre di insonnia o ha risvegli notturni,
  • in chi dorme più di nove ore al giorno.

Sonno e infiammazione di basso grado

Abbiamo detto che quando ci lasciamo andare tra le braccia di Morfeo la morsa del sistema nervoso simpatico si allenta e ci lascia sprofondare nelle acque calmanti del sistema nervoso parasimpatico, soprattutto nella fase del sonno ad onde lente.

Purtroppo chi soffre di una persistente alterazione del sonno, sia in termini di qualità che di durata, ha una continua attivazione dell’asse-ipotalamo-ipofisi-surrene, con una continua secrezione di cortisolo, di adrenalina e noradrenalina.

Chi soffre di disturbi del sonno ha una condizione ormonale simile a chi è cronicamente stressato.

Dal quadro citochinico che vediamo sopra, nei disturbi cronici del sonno c’è una condizione di infiammazione cronica di basso grado ancora più importante di quella che si viene a creare con:

  • l’invecchiamento,
  • un aumentato BMI,
  • per la mancanza di attività fisica.

In questi pazienti il trattamento del disturbo del sonno, determina una normalizzazione del profilo infiammatorio, come farebbe un intervento dietetico in un soggetto sovrappeso o l’attività fisica in un sedentario.

Come il cortisolo determina una infiammazione cronica

Se siete stati attenti fino ad ora sicuramente vi starete chiedendo: come può la persistenza di cortisolo, che ha un’azione antinfiammatoria, determinare questo basso grado di infiammazione cronica?

Ottima domanda.

Le cellule del sistema immunitario a causa dei livelli persistentemente alti di cortisolo, si abituano.

Ci si abitua a tutto, anche alla esistenza dei reality show, e così fanno le nostre cellule. La via dell’NF-kB dei monociti/macrofagi smette di essere inibita dal cortisolo, e continua a produrre le citochine che ormai ben conosciamo.

Nel sangue possiamo rilevare aumentati livelli di Pcr e Ferritina, le proteine della fase acuta prodotte dal fegato in seguito al rilascio di citochine, che ci possono dare un’idea orientativa dei nostri livelli di infiammazione cronica.

Il cortisolo continua però a svolgere l’azione che gli è propria di inibizione della produzione di interferone alfa e beta, contribuendo oltre ai fattori elencati sopra, ad una compromissione della capacità del sistema immunitario di difenderci.

Alti livelli di adrenalina e noradrenalina, contribuiscono a stimolare l’ NF-kb, ora che la loro azione non è più bilanciata dal cortisolo.

Modifiche del pattern del sonno indotte dalla infiammazione di basso grado

Come se tutto questo non bastasse, mentre abbiamo visto che una infiammazione acuta favorisce la sua stessa risoluzione, una flogosi che perdura giorni (come una infiammazione batterica) oppure, come in questo caso, una infiammazione cronica di basso grado compromette l’architettura del sonno con una:

  • riduzione del sonno ad onde lente;
  • un aumento della fase REM;
  • una maggiore frantumazione del sonno.

Vediamo quindi come complessivamente abbiamo una ridotta quantità di tempo in cui io stando a letto effettivamente dormo, ed una ridotta qualità del sonno perché passo meno tempo nel sonno profondo.

Quindi riassumendo: più dormo male più mi infiammo, più mi infiammo più dormo male.

Il corpo può secernere cortisolo per cercare di spegnere l’infiammazione ma le cellule diventano resistenti alla sua azione, mentre continuano a sentire l’azione di adrenalina e noradrenalina che stimolano l’infiammazione e di certo non ci aiutano a riposare bene. Non per niente sono i neurotrasmettitori che ci fanno scappare dalla tigre dai denti a sciabola.

In più con la riduzione della fase Non REM, ed un sonno interrotto, l’asse HPA non viene spenta in maniera efficace.

L’infiammazione di basso grado, il killer silenzioso

Questa infiammazione di basso grado è stata definita come il killer silenzioso, e credo che voi che state leggendo ne capiate il motivo:

Infiammazione di basso grado ed età biologica

La sua silente presenza per anni porta ad una:

  • maggiore attivazione dei geni associati al danno del DNA, alla senescenza cellulare e inibizione del ciclo cellulare;
  • una riduzione della lunghezza dei telomeri nei leucociti;
  • una riduzione della metilazione epigenetica del DNA.

Tutti questi parametri indicano un aumento della età biologica. Insomma se abbiamo 40 anni ma vi è un’ infiammazione di basso grado, il nostro corpo avrà le condizioni di un sessantenne. E lo so che dopo i trent’anni ci sentiamo un po’ tutti così, ma diamine, vediamo di farci qualcosa! Avrò altrimenti una maggiore probabilità di avere le patologie, nonché la mortalità propria di quell’età.

Infiammazione di basso grado e depressione

L’infiammazione di basso grado aumenta anche il rischio di depressione.

Abbiamo visto come alti liveli di citochine riducono livelli di dopamina e serotonina e considerate che la carenza di sonno stessa è un fattore predisponente alla depressione.

Infiammazione di basso grado e patologie croniche

Aumenta inoltre il rischio di

  • diabete mellito;
  • ipertensione;
  • malattie cardiovascolari;
  • forme di demenza tra cui l’Alzheimer;
  • tumori;
  • un peggioramento della funzione del sistema immunitario, come abbiamo visto nell’articolo sulla N- acetil cisteina.

Consigli pratici

A questo punto, in previsione dell’inverno, sarebbe meglio che ci prepariamo tutti a fare un check della qualità del nostro sonno.

Potremmo prima di tutto evitare di dormire col c##o scoperto. Ovviamente scherzo.

Ogni cambiamento avviene dopo una presa di consapevolezza.

Se abbiamo qualche dubbio sulla qualità del nostro sonno, possiamo effettuare il questionario SATED. Prevede di dare un punteggio di zero (mai), uno (qualche volta) e due (sempre) a queste domande:

  1. Sei soddisfatto della qualità del tuo sonno?
  2. Riesci a stare sveglio tutto il giorno senza sonnecchiare?
  3. Sei sveglio o cerchi di addormentarti tra le due e le quattro di notte?
  4. Rimani sveglio meno di trenta minuti a notte (incluso il tempo che ci metti ad addormentarti e ad alzarti dopo esserti svegliato)?
  5. Dormi tra le sette e otto ore a notte?

Più la somma dei punteggi si avvicina a 10, migliore è la qualità del nostro sonno. Più si avvicina a due e più sono ca##i amari.

Una volta valutata la qualità del nostro sonno per capire a che punto siamo, procederei in questo modo:

  • Dobbiamo cercare di dormire tra le sette e le nove ore di sonno a notte, nè più nè meno. La mortalità per tutte le cause aumenta se si sforano questi due limiti. I soggetti che dormono più di nove ore probabilmente hanno una qualità del sonno compromessa e cercano di compensare stando di più a letto.
  • Devo curare le buone norme di igiene del sonno, che si sono dimostrate molto più efficaci dei farmaci nel trattare l’insonnia e migliorare la qualità del sonno.
  • Nei pazienti con disturbi cronici del sonno, in cui abbiamo l’attivazione dell’HPA, del sistema nervoso simpatico e un’ infiammazione cronica di basso grado, questi interventi potrebbero non essere sufficienti. Estremamente utili possono essere Il tai chi chuan, la meditazione mindfulness, esercizi di respirazione e yoga, ossia tutte quelle pratiche che hanno dimostrato di ridurre l’infiammazione cronica e riequilibrare le due branche del sistema nervoso autonomo, migliorando la variabilità cardiaca.
  • Nutraceutici come il magnesio e la glicina possono essere la ciliegina sulla torta della cura che stiamo impastando.

Conclusioni

Ebbene adesso vi lascio. Abbiamo compiuto un enorme viaggio all’interno del corpo umano e scoperto come delle abitudini deleterie ne possono sconvolgere l’equilibrio perfetto che ha così faticosamente acquisito con l’evoluzione.

Vi prego come al solito di aiutarmi a diffondere queste notizie. Sicuramente il pensare di aver divulgato delle informazioni preziose per il benessere dei nostri simili vi aiuterà, insieme alle altre cose di cui abbiamo parlato, a dormire stanotte molto, molto molto meglio.

Fonti:

Il sonno e la funzione immunitaria

Sonno e infiammazione: partner nella malattia e nella salute

Abitudini del sonno e suscettibilità al raffreddore

Effetto della privazione del sonno sulla risposta all’immunizzazione

Uno studio prospettivo sulla durata del sonno e rischio di polmonite nelle donne

L’insonnia è un fattore di rischio per una ridotta risposta immunitaria alla vaccinazione antinfluenzale?

Le proteine della fase acuta

La relazione bidirezionale tra sonno e immunità

Qualità del sonno e rischio di cancro

Questionario SATED

Disturbi del sonno, durata del sonno e infiammazione

Durata del sonno e mortalità per tutte le cause

Durata del sonno e biomarcatori dell’infiammazione

La privazione parziale del sonno notturno riduce le risposte immunitarie cellulari e natural killer negli esseri umani

Attività sonno-dipendente dei linfociti T e dei linfociti T regolatori

Privazione del sonno e attivazione dei livelli mattutini di marcatori cellulari e genomici di infiammazione

Sonno e vaccinazioni

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